L’avversione al rischio: ecco come affrontarla

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Avversione al rischio: che cos’è in che modo è possibile affrontarla

Secondo un’analisi informale, il 90% delle persone che intraprendono il trading finanziario si ritrovano con un capitale inferiore a quello iniziale dopo poco tempo. Solo il 10% delle persone riesce a guadagnare in modo consistente. Questo dato dovrebbe suscitare una riflessione sul perché solo poche persone riescono ad avere successo. La risposta è che coloro che guadagnano sono coloro che fanno del trading finanziario il proprio lavoro e che si preparano adeguatamente, anche e soprattutto per affrontare l’avversione al rischio.

Molte persone si avvicinano al trading finanziario con l’aspettativa di guadagnare in modo rapido e indolore, ma spesso subiscono perdite, anche considerevoli, a causa della mancanza di preparazione e della curiosità. Prima di iniziare a fare trading con denaro reale, è importante dedicare tempo allo studio e alla pratica per minimizzare le perdite e massimizzare i guadagni.

Tuttavia, anche coloro che hanno studiato le tecniche di trading, facendo pratica con il trading in simulato e ottenendo risultati positivi, possono incontrare difficoltà quando iniziano a fare trading con denaro reale a causa degli aspetti psicologici che accompagnano ogni operazione. L’attività di trading genera emozioni che, se non gestite correttamente, possono ostacolare il raggiungimento di risultati positivi.

Per spiegare questo fenomeno, si può fare un esempio. Supponiamo di aver investito 10.000 euro in un’azione, individuando una conformazione grafica che suggerisce che i prezzi potrebbero salire e ottenere un guadagno del 20%. Dopo un po’ di tempo, i prezzi subiscono una pausa di assestamento, ma senza modificare lo scenario rialzista. In questa situazione, la maggior parte delle persone tende a chiudere la posizione, sottovalutando l’analisi precedente, per incassare il profitto realizzato e senza rischiare ulteriormente. Questo atteggiamento si definisce come “avversione al rischio”.

Invece, quando ci si trova in posizioni di perdita, la maggior parte delle persone adotta un atteggiamento diverso. Ad esempio, nel caso in cui l’investimento iniziale di 10.000 euro abbia subito una perdita secca del 10%, la maggior parte delle persone tende a non chiudere la posizione, sperando che i prezzi si riprendano e si recuperi il denaro perso. Questo atteggiamento è noto come “avversione alla perdita”.

Per avere successo nel trading finanziario, è necessario gestire correttamente le emozioni e saper gestire sia il rischio che la perdita. È importante avere un approccio razionale e pianificare le operazioni in modo oculato, avendo sempre presente che l’investimento iniziale è rischioso e che, pertanto, si potrebbero subire perdite. In sintesi, il trading finanziario è un’attività che richiede preparazione, studio, pratica, gestione delle emozioni e dell’aspetto

Ma in che modo concretamente si verifica l’avversione alla perdita?

A differenza dei lavori normali, dove l’errore di grossa taglia rappresenta l’eccezione, nel trading non è necessario che la maggior parte delle operazioni vadano in positivo.

La verità infatti è che nel trading su 100 operazioni, per avere comunque un bilancio finale positivo è possibile anche chiudere 40 operazioni in profit e 60 in perdita.

Ma come è possibile ottenere questo risultato se la maggior parte delle operazioni sono in perdita?

Tutto questo è possibile se si rispetta una proporzione per i profitti devono essere almeno 3 volte superiori alle perdite. 

Prendendo dunque come esempio la proporzione 3:1, si dovranno aprire posizioni in cui il profitto target sia tre volte più grande della perdita che la singola operazione potrebbe generare, ossia del livello in cui occorrerà inserire lo stop loss. 

Se per esempio un’azione vale 1000 euro e dopo uno studio approfondito, deduco che possa salire fino ad un profitto target di 1120 euro, allora ciò che farò, seguendo il ragionamento fatto poc’anzi è quello di inserire un Take Profit a 1120 e lo stop loss a 960 euro.

Grazie a questa metodologia pragmatica è possibile scardinare una volta per tutte la propensione della mente a percepire l’avversione alla perdita. 

Inoltre il fatto di rendere la perdita una parte integrante della nostra strategia, aiuta a gestire stress, ansia nonché a non scalfire l’autostima stessa, elemento essenziale per poter implementare un buon trading senza lasciarsi prendere dal panico e da tutta quella serie di emozioni nocive che potrebbero influenzare non di poco le nostre scelte durante le sessioni operative. 

Applicando la regola del 3 a 1 allo scenario che abbiamo visto prima ossia dove 60 operazioni erano in perdita e 40 erano in profit, il risultato sarebbe il seguente: 

Ipotizziamo che lo stop equivalga ad 2 punti, mentre le operazioni in profit hanno generato un profitto di 6 (appunto rispettando la regola 3 a 1). 

60 operazioni in perdita equivarranno a 60 x 2 punti = 120 punti.

40 operazioni in perdita equivarranno a 40 x 6 punti = 240 punti. 

Per cui 240 – 120 = 120 punti di profit. 

Per usare questa strategia di money management, si deve innanzitutto individuare un mercato ottimale in cui operare. 

Una volta effettuata la tua analisi, a seconda della strategia che utilizzi, e individuato il tuo profitto target che vuoi raggiungere. 

Una volta determinato il profitto target, motivato da una corretta analisi, ciò che dovrai fare non sarà altro che calcolare la distanza tra quest’ultimo, in cui dovrai inserire il Take Profit e il livello di entrata.

Successivamente determinata questa distanza, dovrai dividerla per 3 (nel caso tu decida di utilizzare la proporzione 3:1), per poi sottrarla al livello di entrata. 

Il risultato rappresenta il punto in cui dovrai posizionare il teorico Stop Loss. 

Una volta individuato il punto teorico in cui inserire lo stop loss ciò che dovrai fare sarà quello di rintracciare nei paraggi un supporto grafico e posizionare poi il reale Stop Loss appena al di sotto.

Tramite questo metodo di money management, teoricamente molto semplice dunque, è possibile gestire in modo matematico e scientifico lo stress, e non correrai il rischio di cadere in quella trappola psicologica che induce a non chiudere una posizione in perdita sperando in una futura risalita dei prezzi e viceversa non rischierai di chiudere una posizione in anticipo qualora essa sia in profit, ma non avesse ancora raggiunto il profitto target. 

La Strategia del Trading NON direzionale.

decisamente più sicure e precisa. 

Una di queste, messa a punto negli anni 80 dal team di analisi quantitativa di Morgan Stanley è stata addirittura tenuta nascosta per anni. 

L’obiettivo principale dei suoi ideatori era quello di trovare una strategia nella quale NON fosse necessario prevedere la direzione del mercato, ergo essere quasi sempre in profitto a prescindere dalla condizioni in cui poteva trovarsi il mercato. 

Il nome di questa strategia è Statistical Arbitrage, o meglio nota come Strategia del Trading NON direzionale. 

In poche parole non è altro che una strategia di investimento che mira a trarre profitto dalla riduzione di un divario nei prezzi di negoziazione tra due o più titoli la cui direzione è simile.


Il team di ricerca e sviluppo di Investetica, qualche anno fa, ha voluto recuperare questa strategia, migliorandola e semplificandola, anche per i trader meno esperti. 

Se vuoi scoprire nel dettaglio il suo funzionamento, nonché il modo in cui questa strategia è in grado di chiudere in positivo il 97% delle posizioni, ti invito a visionare questa lezione gratuita. 

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